2017.11.25 La montagna e la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne
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Come hanno scritto le ideatrici del progetto CAI Libereinvetta, la montagna è teatro ideale di collaborazione, sostegno e amore: donne e uomini, qui, possono convivere riconoscendosi l’un l’altro, afferma la Vicepresidente del CAI Lorella Franceschini.
25 novembre 2017 – Il CAI, la montagna e il no alla violenza sulle donne sono temi solo apparentemente non collegati tra loro. All’interno del CAI la componente femminile è in costante crescita da molti anni: oltre un terzo degli iscritti al Sodalizio infatti è donna, 113.476 su un totale di 316.927 soci (dato aggiornato al 31 ottobre 2017). Da molti anni è donna il Direttore del CAI: Andreina Maggiore, milanese, ricopre questa posizione dal dicembre 2010, prima di lei Paola Peila, in carica per dieci anni, dall’ottobre 2000. E’ donna uno dei tre Vicepresidenti generali, Lorella Franceschini, reggiana, eletta nell’ultima Assemblea dei Delegati dello scorso maggio a Napoli.
Nel mondo degli alpinisti e dei frequentatori della montagna sono state presenti figure di donne scalatrici fin dalla fine del’Ottocento, anche se solo negli ultimi decenni il loro numero è aumentato in maniera costante. Ricordiamo, sul finire dell’Ottocento, la protoalpinista Alessandra Boarelli; nel primo periodo del Novecento Irene Pigatti; agli inizi degli anni Sessanta Silvia Metzeltin e Teresina Airoldi, per arrivare alle Nives Meroi dei nostri tempi: tutte donne che, nel variare dei tempi, hanno espresso elevate capacità alpinistiche e umane.
Insomma, il binomio donna-montagna mostra carattere, dignità, forza e determinazione. E’ quello che sostengono le promotrici del progetto Libereinvetta, tre giovani Socie CAI del Triangolo Lariano: Priscilla Porro di 25 anni, Fabiana Gomba e Lara Codognotto, entrambe di 27. Le tre ragazze sono convinte che la montagna possa aiutare tutte le donne che si trovano in un momento di difficoltà a sentire il silenzio delle loro emozioni, ad ascoltare se stesse dinnanzi a cime innevate, immensi pascoli o sontuosi ghiacciai?
Come donna e come alpinista – racconta Lorella Franceschini, vicepresidente generale del CAI – sono estremamente orgogliosa del progetto Libereinvetta. Priscilla, Fabiana e Lara sono giovani, ma conoscono molto bene la montagna, la amano e la vivono con intensità: sanno bene che l’alpinismo non è solo questione di muscoli o di prestazione fisica. La montagna richiede soprattutto carattere, consapevolezza di sì, dei propri punti forti e delle proprie debolezze. In montagna devi fare i conti con la paura e con la necessità, a volte, di reagire senza esitazioni; impari il valore delle persone, il rispetto, la fiducia, il sentirsi responsabili per se stessi e per gli altri. In montagna comprendi il valore della fatica e la possibilità di condividere le emozioni, non solo quelle buone, non solo la gioia per una vetta raggiunta, ma anche la rabbia e la frustrazione per un obiettivo mancato. Ecco perchè, come hanno scritto le ideatrici di Libereinvetta, la montagna è davvero teatro ideale di collaborazione, sostegno e amore: donne e uomini, qui, possono convivere imparando a riconoscersi l’un l’altro, conclude Lorella.
Nell’ambito del progetto, dopo la giornata trascorsa in montagna, sul Monte Cornizzolo, l’anno scorso, sta girando per i rifugi l’omonima mostra, composta da 14 scatti che rappresentano la libertà della donna nell’ambiente montano, 14 scatti come i 14 ottomila che donne e uomini hanno già raggiunto.